ChicaVQ 3.1

 

Del mangiare e del bere (no, del bere facciamo al prossimo giro) 30 Marzo 2007

Filed under: CasaVQ — chicavq @ 18:19

Io per il cibo ho tutti i miei cazzi e cazzilli e peculiarità.
Tipo, le insalatone. Quelle insalatone miste che vanno per la maggiore in pausa pranzo, quelle cose lattugapomodoromaisolivecarotesedanoprosciuttomozzarellauo-
vasode. Ecco, a me il mistone fa impressione, non lo affronto, devo mangiare una cosa alla volta. Se mangio un’insalata di lattuga mangio un’insalata di lattugapunto, se mangio i pomodori mangio i pomodoripunto.
Oppure il pesce che vabè, non ne mangio quasi niente ma questa non è una peculiarità, non mi piace e bona lé, però ad esempio mangio il tonno e però la pasta al tonno mi mette a disagio.
Oppure la carne, che non ne mangio molta perché mi fa un po’ senso nutrirmi di esseri zoomorfi e, in particolare, esseri zoomorfi che trascorrono il loro ciclo vitale in modo miserevole. Quindi prendo le uova che provengono da allevamenti a terra o, meglio, all’aperto o, meglio, dalla cascina che non ha un allevamento vero e proprio ma solo qualche gallinella così, per gradire.
E anche la carne: se sulla confezione mi si dice questa mucca ha corso felice nei campi fino all’istante prima di morire io son più contenta.
E non mangio nessun cucciolo: agnelli, vitelli, gattini, non ne mangio da tempo immemorabile.
Il che insomma va tutto bene fino a quando non tento di imporre questa visione anche a chi mi sta vicino, i.e. il gatto. Il mio gatto non mangia vitello ne’ agnello, per quanto non di sua sponte. Poi tento di prendere anche per lui le cose naturali senza conservanti e additivi eccetera, tutta roba sana che costa il quadruplo delle pappe piene di scarti e che, ovviamente, il mio gatto schifa con tutta la sua piccola anima pelosa. A lui piacciono le scatolette sdozze che secondo me gli mettono qualche droga dentro che rende dipendenti, tipo Burger King. Insomma vado lì, gli riempio la ciotola e giuro lui capisce già dal rumore dell’apriscatole che gli sto dando qualcosa che non gradirà: si avvicina scazzato, dà un’annusatina scazzata, si siede e mi fissa con uno sguardo accusatorio tipo vorrei veder te a mangiare ‘sta roba. Io non cedo, perché bisogna pur imporre una certa disciplina, e lui non cede, perché bisogna pur imporre una certa disciplina. E infatti, mica posso lasciarlo morire di inedia: alla fine capitolo, gli apro una delle sue mousse transgeniche e per non farlo trasgredire da solo mi sacrifico e apro un pacchetto di Kettle Chips. Così, siamo lì che mangiamo e ogni tanto ci scambiamo uno sguardo complice, poi lui viene a ringraziarmi con un bacino e io le Kettle Chips non riesco a finirle mai.