Ceci n’est pas un post 29 Novembre 2004
Che io non è che questa cosa l’ho capita solo adesso. Però non è nemmeno che ho sempre voglia di pensarci. Anzi. E però dice che bisogna mettersi lì e guardarsi in faccia e tutta una gran balla di teorie pseudopsicologiche su come fa bene affrontare le cose che fanno paura e allora via, facciamoci del male.
E come si fa.
Ci si siede, mi siedo, all’occorrenza ci si può anche sdraiare, no grazie sto bene così, sicura?, sì grazie, ci si accende una sigaretta, davvero posso?, ma certo, che coscienza elastica che ho e poi silenzio.
Come silenzio?
Sì, pare che torni utile.
Stare per un po’ in silenzio, a fissare qualcosa di molto concreto, qualcosa che ti àncori (che l’accento secondo me è inutile, qualcuno ha pensato che volessi dire ancòri?) a terra e ti faccia prendere coscienza dello spazio che occupi e dell’aria che entra in circolo (tracheotomia eseguita, tra l’altro. Provvisoria, credo) e insomma del fatto che esisti. Pronto? Esisto, sì.
Sto procrastinando.
Quanto mi piace questa parola.
Procrastinare.
Bella, no?
Anche ora lo sto facendo.
Che quello che mi manca è un senso di appartenenza. Cioè mi mancano anche altre cose, tipo un lavoro serio o 10 cm in più (di altezza, non da qualche parte a caso*) o un cavetto USB nuovo o insomma cose così.
Però proprio questa cosa del senso di appartenenza a me sta un po’ qui.
Che però non è facile da spiegare. Che io mi sento sempre un po’ fuori dalle cose che vivo. Che non ci sono cose o situazioni in cui posso stare e dire che sì, su questa cosa posso contare, so che non ci sarà per sempre (che niente è per sempre e nemmeno può piovere, per sempre) ma ci sarà per un tempo che posso considerare ragionevolmente lungo per poter dichiarare lo stato di appartenenza. I parametri sono i miei, naturalmente. Che io sono sempre da un’altra parte. Che incrocio un sacco di persone e di storie e spesso si incrociano e si sovrappongono e molte hanno la stessa radice e poi si diramano e portano ad altre persone e ad altre storie ancora e tutte sembrano rivestite di questa magica aura di a p p a r t e n e n z a. Che però non faccio abbastanza per entrarci, nelle cose. E che non so come si fa. Questa storia sta diventando “La piccola fiammiferaia”, vediamo di chiuderla in fretta. Anzi, chiudiamola qui, che tanto non so mica che cosa ho detto.
* in caso Dio stia leggendo il blog e decida di farmi un regalo.
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