Trista historia 26 Settembre 2004
Sembra andare tutto bene.
Le premesse ci sono.
Lui è carino, è puntuale, ti lascia fumare in macchina.
Non si spazientisce dovendo fare il giro dell’isolato 3549 volte per trovare un parcheggio, apprezza il ristorante, è anche un po’ salutista e mangia leggero.
Si sottopone allo zapping radiofonico, non si arrabbia quando gli smonti i cd, si sente a suo agio in un covo di postadolescenti, riesce anche a mantenere una certa dignità seduto sulla poltroncina fantozziana.
La serata veleggia serena sull’onda dell’ottimismo.
Poi, all’improvviso, il dramma.
Con un dito prelevi un po’ di burrocacao dal tubetto, che sicuramente tra un po’ ti bacerà e sarebbe carino se tu avessi le labbra morbide morbide. Lo applichi con movimenti leggeri [che poi non si sa mai, magari lo trova un gesto allusivo e gli si impenna l’ormone (bestie, so benissimo cosa avevate capito)].
E poi, come dotata di vita propria, la tua mano si allunga verso l’autoradio e prima di poter fare una cosa qualsiasi per fermarla hai già spalmato un dito di burrocacao su tutti i pulsantini luminosi.
Lui inchioda, scende dalla macchina, apre la tua portiera, ti tira fuori per i capelli e inizia a colpirti molto forte con il crick e quando ha finito ti lascia lì, un fagotto insanguinato sul ciglio della strada. L’ultima cosa che senti è la sua voce, da molto lontano: “E questo è anche per aver detto che Vasco è solo un vecchio bolso e finito, stronza!”.
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